domenica 8 gennaio 2012

Tesi di laurea in Dams: Pasolini e Salò le 120 anarchie del potere(parte 2)

Inoltre la testimonianza del pescatore interrogato da Citti parla a sfavore di questa ipotesi. Il pescatore parla di due veicoli, da uno dei quali escono tre o quattro persone. Un delitto architettato dunque,  nel pieno e beffardo stile dell’ ”Italietta” mani pulite .
 Ma i giornali del tempo riportano anche la testimonianza di questo giovincello, tale Pelosi, che dichiara di essere stato aggredito sessualmente dal Poeta. È vero che il film riscosse oltre stupore anche tante cause legali :corruzione di minori, oscenità, pornografia, che durano fino al 1978. Non poteva essere un’indifferenza a cogliere il pubblico di Salò, proprio come si augurava Pasolini: ” 'Questo film va talmente al di là dei limiti, che ciò che dicono sempre di me dovranno poi esprimerlo in altri termini. È un nuovo scatto. Un nuovo regista. Pronto per un mondo moderno'” 28.
Ed ancora sono le parole del nostro regista a sorprenderci ed indirizzarci verso il senso del film e chissà anche della sua morte:
” Così enunciato tale messaggio è sclerotico, menzognero, pretestuale, ipocrita, cioè logico della stessa logica che non trova affatto anarchico il potere, e che trova esistente la storia, anzi, pone ciò come un dovere. La parte del messaggio che pertiene al senso del film è immensamente più reale, perché include anche tutto ciò che l'autore non sa, cioè l'illimitatezza della sua stessa restrizione sociale storica. Ma tale parte del messaggio è muta, non può che essere lasciata al silenzio e al testo”.
Un ultimo appunto riguardo la sua morte, è una toccante poesia:
Un fantasma rimane,
strozzato,
vomitato dalla terra, si agita,
disperato,
e cerca nelle mie mani,
pazzo,
l’acqua salata, il buio, la pace.

Assassinato,
nella notte senza vento.
Ahimè !
Con te, le stelle si spensero,
annegasti.
E fuma ancora il lago, lordo, del tuo sangue
ribollente.

E, gelato, s’arrestò, urlando, il mare. Ma le tue lagrime,
Pierpaolo,
piansero per il fato orribile di quella derelitta mano
carnefice.
E tutto a noi d’intorno era il fetore di morte
assetata.
Tu, nella notte,  portavi alti  stanchi stivaletti a punta.

Luccicanti,
brillavano i  lustrini del mostro sul viale.
Fremente,
cercava, la belva, fresche carni, povera vittima
prescelta
dal Destino. Vendeva le cosce, il seno, il sedere,
impudica.
 Un  poco di rimmel, orco, ti rigava lo sguardo,
spento.
Un vortice di ansimi ti scosse. E, dopo, fu, solo, quel corpo,
disteso,
come la pelle di cane randagio,
scomposto,
sulla riva del mare di Ostia che vomitò orrore.
 Dolente,
lì vaghi ancora, fantasma, in cerca dei tuoi nudi ragazzi di vita,
innocenti.
Lieve, ormai, solo ti carezza la tenera mano di Dio,
pietosa,
che piange, da padre, il povero Cristo, suo figlio.
Crocifisso.  30
30.Poesia di Piero Pierrone, pubblicata su repubblicaindipendente.Wordpress.com
                                                                                                          24
        
9)  La metafora del sesso.
C’è qualcosa di Duchampiano , a mio avviso,  in come Pasolini affronta la tematica del sesso in Salò.  Le giovani vittime hanno qualcosa di familiare con quella donna sposata e vergine che astrattamente viene ritratta sul grande vetro. E i quattro Signori con le loro torture e le loro perversioni possono apparire strettamente collegati a quella macchina , fatta di ingranaggi, macine, forbici, gas e mulini ad acqua che cerca di raggiungere la soddisfazione perenne, rimanendo in una continua masturbazione dell’io.  Ed eccoci alla prima considerazione sul sesso in Salò: il sesso nelle società tolleranti diviene un’ obbligo. Come un piacere può diventare un comando ?
Un dialogo del film ci aiuta in questa ricerca: “le società repressive reprimono tutto, perciò  tutto è permesso” 31)dirà uno dei quattro Signori seduto ad una tavola imbandita.
Ma aggiungerà Pasolini nell’intervista di G. Bertolucci, Prossimo nostro:” Le società repressive reprimono tutto, e tutto è permesso, mentre le società tolleranti, come si dichiara la nostra, permettono qualcosa e si può fare solo quel qualcosa”.
Divenendo lecito non solo il sesso ma anche il parlare di sesso, l’alludere,  lo spogliarsi per delle riviste, per un programma televisivo, questa libertà diviene una restrizione, poiché chi mai rinuncerebbe ad una libertà?
Ma Pasolini afferma che è una falsa libertà perché non è guadagnata bensì viene donata dall’alto, come un regalo. Non è altro che l’ansia consumistica, quella che , raffinatamente, si nasconde dietro le immagini crude e potenti di Salò. Nelle società repressive dichiara ancora il poeta, il sesso era tabù, non se ne poteva parlare, non si poteva avere un atteggiamento equivoco in pubblico, per ciò il sesso era un momento di liberazione, di derisione, di svago dalle regole imposte dalla società. Nelle società tolleranti si passa all’opposto estremo di questo funzionamento: ed ecco che il sesso si trasforma in ansia, in nevrosi isterica. Essendo così liberamente lanciato per le strade e nelle tv il sesso è un’ossessione, così come lo è comprare un determinato prodotto piuttosto che un altro. E anche l’ansia conseguente dello stare in coppia, la paura della solitudine.
31. “Salò”, Pasolini
                                                                        

E le coppie di giovani dice Pasolini, sono coppie create dalla società dei consumi. “perché prendendosi per mano andranno poi insieme alla UPIM alla Rinascente”(32) Si pensi alla scena di Salò del matrimonio forzato dalle leggi della Casa, e poi violato, distrutto, stuprato dai 4 Poteri.
“Il potere è codificatore e ritualista, ma ciò che codifica è sempre il niente, tornando così alla sua propria anarchia.”33
Dunque nelle società tolleranti non vi sono più valori? Sbagliatissimo, risponde P. L’edonismo consumistico è un valore, un nuovo valore. Se prima i giovani portavano delle bandiere o le divise dei Balilla, ora portano un’uniforme che è fatta dei loro beni superflui di consumo. Il consumismo è per Pasolini l’unico valore che ha coinvolto anche le classi dominanti, l’unico valore che è arrivato fino in fondo.
Fondamentale caratteristica del consumismo è l’aggressività del consumatore. UN’aggressività che è necessaria ad aumentare il consumo. Lo spirito di rassegnazione e di sottomissione, gesto sopraffine come l’eroismo dice P., non esistono più. Il consumatore vuole anzi combattere per elevare il suo status sociale. “io chino la testa in nome di Dio è una verità sconvolta dalla società dei consumi. “34
Il consumatore non crede di obbedire a nessuno, né di chinare la testa, pensa anzi stupidamente, che finalmente ha vinto i suoi diritti, li reclama. I valori consumistici secondo Pasolini compiono quello che Marx chiama un genocidio della cultura attuale :” Ad esempio ha distrutto Roma. I Romani non esistono più, sono dei cadaveri. È il cadavere di sé stesso, che vive  ancora biologicamente, ed è in uno stato di imponderabilità tra gli antichi valori della sua cultura popolare romana, ed i nuovi valori consumistici, piccolo-borghesi che gli sono stati imposti. Questa ideologia tocca tutti gli italiani, intellettuali compresi.

32. Pasolini in “Prossimo nostro” di Bertolucci
33. Pasolini in “Prossimo Nostro” di G. Bertolucci
34. Pasolini in “Prossimo Nostro” di G. Bertolucci
35. Pasolini in “Prossimo Nostro” di G. Bertolucci
                                                                                                   26
Si prenda Salò al minuto 27:35:” Gli sforzi per soddisfarmi adesso sarebbero immensi, e ben al di là di quelli dannatamente piccoli che servivano fino a un momento fa.. Sapete a cosa siamo condotti, da un desiderio frustato, l’unica cosa che vi chiedo di fare è una punizione esemplare”36
Dunque a vecchi modelli e valori ne sono stati rimpiazzati di nuovi. Ma non è stato per volontà del popolo bensì per il nuovo potere consumistico, cioè quello della classe industriale italiana, che voleva che l’italiano consumasse un certo tipo di cose. Ma per far ciò avevano bisogno di costruire un uovo modello umano, poiché un contadino non avrebbe mai consumato vivande infime.
Ed ecco che il superfluo diventa ciò che è necessario, e la libertà si accascia al suolo tramortita. SI pensi alla macinatrice di cioccolato del Grande Verre: questa macchina è composta da tanti meccanismi ,passaggi, schemi, ma la verità è che i celibi rimarranno sempre insoddisfatti, e solo questa insoddisfazione può garantire, all’ingegnoso meccanismo di andare avanti
Il sesso nel film ha ovviamente molto di De Sade, quindi una forte caratteristica sadomasochistica, ma Pasolini vuole dare un preciso valore a ciò: lo usa come metafora di ciò che il potere può fare dell’uomo e del suo corpo. Il potere dice Pasolini trasforma i corpi a proprio piacimento, li riduce ad oggetti “personali”, a merce da magazzino.
Pasolini sostiene che se nel libro di De Sade si sostituisse la parola Dio con la parola Potere, ne viene fuori un’ideologia assolutamente attuale. Quest’ideologia è quella espressa da Marx nel manifesto: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la riduzione dell’uomo a oggetto, bene di consumo, commercializzabile,  ed esprime un concetto chiave del sadomasochismo.
Un brillante esempio riportato nell’intervista “Prossimo nostro” analizza il rapporto tra la Francia e i paesi coloniali del Nord Africa(analisi tra potere e soggetto):
“..La Francia che ha raggiunto il massimo della razionalizzazione del mondo, per la Francia la parola razionalità corrisponde alla parola libertà. Ora la Francia è arrivata a una saturazione della propria razionalità,  e allora come si comporta la Francia
36. “Salò”, P. Pasolini,1975                                                             


davanti a questo irrompere di irrazionalità che porta il terzo mondo, il mondo della fame?..Queste popolazioni tenute al margine della vita politica, hanno mantenuto una cultura preistorica, irrazionale.. La Francia si pone da ammaestratrice di razionalità ai popoli coloniali…ma non ha preso niente da loro, poiché questo tipo di irrazionalità,  prestorica, non è razionalizzabile”(37)
Ed il rapporto tra l’Eros e il Thanatos(nel senso Freudiano del termine) con la società dei consumi sorge spontaneo: come l’Eros, che è il puro desiderio, la voglia mai consumata, che avvia il motore umano,  lo tiene acceso ed incandescente così, il consumatore si sente verso il prodotto: non riesce mai a raggiungere la piena soddisfazione, è un’eterna ricerca che non porta a nessun termine, perché se così fosse, se venisse liberata questa forza, tutto si distenderebbe e solo desidereremmo morire. Ma ricordiamoci delle parole di uno dei 4 signori:
Come potevi pensare che ti avrei ucciso, non sai che dovremmo ucciderti mille volte, fino ai limiti dell’eternità, se l’eternità potesse avere dei limiti”(38)
Dunque il potere tende ad esercitare il suo potere all’infinito sul soggetto, poiché, la piena soddisfazione, altro non recherebbe che l’autodistruzione sia del potere che del consumatore. Senza dubbio questi due elementi (il potere e il soggetto) sono legati da un rapporto per il quale l’uno non potrebbe esistere se l’altro cessasse di vivere.
Amore e morte è un concetto che richiama la classicità greca(Saffio, Catullo) e poi il 700 con leopardi e la poesia amore e morte.
37. Pasolini in “Prossimo Nostro”, di G. Bertolucci
38.Pasolini in “Prossimo Nostro”, di G. Bertolucci

10)La struttura dantesca
Abbiamo spiegato come l’apporto principale di Pasolini alla sceneggiatura di Salò, sia stato quello di donarle una suddivisione in stile dantesco.  Ma analizzando ogni capitolo del film con la Commedia verranno a galla differenti analogie.
Partiamo dall’ Antinferno, che invece di diramarsi nelle viscere sotterranee di Gerusalemme, in Pasolini è il villaggio di Salò dove i ragazzi vengono rapiti. Nell’ Antinferno dantesco Dante conoscerà gli ignavi, cioè coloro che sono” senza infamia e senza lode”(39), quelli che nella vita non si sono battuti per nulla di buono, e neanche hanno recato danno. La loro pusillanimità  sarà ricompensata(grazie alla legge del Contrappasso) con un’eterna corsa in una terra deserta. Con gli ignavi c’ erano anche  gli angeli ,che, quando Satana si ribellò a Dio, non si schierarono da nessuna parte. La loro corsa avviene mentre insetti li pungono e rubano le loro lagrime e il loro sangue.  Ma ciò che colpisce sono le somiglianza che troviamo con il terzo canto
“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore
per me si va tra la perduta gente…
Lasciate ogni speranza voi ch’intrate..” (40).
È chiaro che le lapidarie parole dette dalla porta dell’Inferno a Dante, rimandano al discorso iniziale che il Duca fa alle vittime.
“Deboli creature incatenate, destinate al nostro piacere, spero non vi siate illuse di trovare ,qui, la ridicola libertà concessa dal mondo esterno.
Siete fuori dai confini di ogni legalità, nessuno sulla terra sa che voi siete qua.
Per quanto riguarda il mondo voi siete già morti.”41

39. Espressione usata da Dante nell’Inf. Per indicare i pusillanimi.
40. Dante Alighieri, Canto III, Inf, v.v. 1-3; v.v 9 . L’insegna sulla porta dell’Inferno che avvisa le anime.
41.Discorso del Duca sul balcone, nell’ Antinferno di  “Salò”, P. Pasolini  

                                                                                    
                                                                   
E la “giustizia che mosse il mio alto fattore”42  anche è pregna della morale di Salò: dell’inferno: come dice Bosco “l’inferno è nato dall’infinito senso di giustizia di Dio”.
Quando ai versi 22-69 del terzo canto dell’Inferno Dante ode i sospiri , i pianti, e i lamenti , sembra proprio di sentire i ragazzi catturati. La pusillanimità dei ragazzi è data dalla loro situazione: sono figli di partigiani o traditori del Fascismo, che però né collaborano con il Potere, né provano a sconfiggerlo. A differenza che in Dante però questi “pusillanimi” attraverseranno l’inferno, invece di essere respinti da questo.
Una nota particolare al v.v. 46 del terzo canto ancora: Dante chiede a Virgilio perché si lamentino così tanto e lui dice: ”Questi non hanno speranza di morte”43. Ovvero per loro non è possibile l’annichilimento da morte, e la società consumistica neanche lo permette almeno fino all’estremo.
Si prenda il verso 64 :
” Questi sciaurati che mai non fur vivi
Erano ignudi e stimolati molto
 da mosconi e vespe ch’eran ivi”44.  
La nudità dei corpi è tema anche di Pasolini sia per come il potere li modifichi, sia perché la nudità è quella situazione scomoda e umiliante che Dante usa per sottolineare   l’inerme, la misera e spregevole condizione di essi. Nel discorso sul balcone il Duca dirà:” per il mondo voi siete già morti”. E si legga il vv 49-50 dell’Inferno: “Fama di loro il mondo esser non lassa..”..” misericordia e giustizia li sdegna”45. Anche Dio li ignora. E se sostituiamo in de Sade(come dice Pasolini) la parola Dio con la parola potere ecco che capiamo: “Siete al di fuori di ogni legalità”46.  La legalità della vita che dà lo Stato, è come quella di Dio.
42.Dante,” La divina commedia”, IF III v.v 4.
43. Dante Alighieri, “La Divina Commedia”, IF III canto, v.v 46
44. Dante Alighieri, La divina Commedia, IF III canto v.v. 64-66
45.Dante Alighieri, La divina commedia, IF III canto, v.v 49.50
46. “Salò” di Pasolini, Discorso del Duca nell’Antinferno.                            
                                                                                                            
Riporta anche a un altro riferimento un riferimento esplicito a Dante: il Duca affacciato al balcone parla alle sue “anime prave” come Caronte nel terzo canto
 ”Guai a  voi, anime prave!
 Non isperate mai  veder lo cielo ,
i’ vegno per menarvi all’altra riva,
 ne le tenebre etterne , in caldo e n’ gelo..” 47,
E l’ imbarazzante nudità dei prigionieri richiama ancora le parole di Caronte nel terzo canto dell’Inferno:

 "ma quell’anime che eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che ‘nteser le parole crude."48
 (Dante,” La Divina Commedia” canto III,Inf.)
Il girone della Mania
Corrisponde in Dante con il secondo girone che ospita i peccatori di lussuria, quelli che sottomisero “la ragion al talento”(talento significa passione).
“Così discesi del cerchio primaio,
giù nel secondo, che men loco cinghia,
e tanto più dolor , che punge a guaio.”49
Nel v canto Si passa dall’Antinferno al girone delle manie, che è ristretto nell’interno della Villa, e non più correlato agli esterni della prima parte. Ma questo girone  che cinge uno spazio minore rende le pene più tormentose, e spinge i dannati ai lamenti.  Questo girone è governato da Minosse(Re di creta, e già giudice delle anime nell’Ade secondo Omero) che chiede il sacrificio di 14 giovani l’anno:7 ragazzi e 7 ragazze.

 47.Dante, “La divina commedia”, canto III, Inf,v.v84-87
48. Dante “ La divina commedia”, Canto III, Inf, v.v 100-102
49. Dante “La divina commedia”, Canto V, Inf, v.v 1-3                          

Il Girone della Merda:
Nell’inferno corrisponde all’ottavo girone, seconda bolgia, il girone dove vengono puniti gli adulatori. Quando Dante e Virgilio passano il ponte della prima bolgia dell’ ottavo girone, sono sulla soglia della seconda bolgia e sentono uscire da essa i versi e il dibattersi dei condannati ,insieme a un’insopportabile odore.
Posti nel punto più alto vedono i peccatori attufati negli escrementi.  2
“ Vidi gente attufata in uno sterco
che da li  uman privadi parea mosso.”50
Per Pasolini gli escrementi hanno valore di ciò che la società dei consumi propone ai consumatori.
Girone del Sangue
Nel primo anello del settimo cerchio, vengono puniti coloro che hanno commesso violenza verso il prossimo. I dannati sono immersi in un fiume bollente di sangue , il Flegetonte: “la riviera del sangue in la qual bolle, qual che per violenza in altrui noccia”51.
Interessante è un’ apostrofo all’umanità che Dante fa nel XII canto:
“Oh cieca cupidigia e ira che sì ci sproni ne la vita corta,
  e ne l’etterna si mal c’immolli.”52 .  Il Bosco nota: “ Cupidigia e ira non sono da intendersi come forme di incontinenza ma come disposizioni generatrici di violenza:  la prima genera più propriamente quella contro le cose altrui, l’altra contro le persone”53
E i 4 signori sono come quei centauri che “corrien armati di saette”, che nella mitologia greca simboleggiavano l’ira funesta, la violenza e la rapacità e la cieca cupidigia.
50. Dante, La divina commedia, IF XVIII, v.v 113-114  ed. Le Monnier
51. Dante, La divina commedia, IF XII, v.v 47-48  ed. Le Monnier
52. Dante, La divina commedia, IF XII, v.v 49-51  ed. Le Monnier
53. Nota numero 49-51, di Bosco, nel libro La Divina Commedia, ed. Le Monnier
54. Dante, La divina commedia, IF XII, v.v 56 .
                                                                       
Pasolini non lascia spazio minimo alla catarsi dello spettatore: il Girone del Sangue si concluderà con la morte delle vittime e la auto-assoluzione completa e assurda dei carnefici. SI potrebbe pensare a Pasolini come una specie di Virgilio(in particolar e perché Virgilio è la Ragione) , che ci guida attraverso la regia, conduce noi spettatori , “anime vive”55., per i susseguenti gironi infernali, e contro ogni speranza sembra dire:
 ”..non ti crucciar, vuolsi così cola dove si puote,
ciò che si vuole, e più non dimandare..”56.
Ma “colà dove si pote “non sta più a indicare Dio, “l’alto fattore che tutto move “ 57 ,o almeno non il Dio cristiano di Dante, ma “un potere che per la prima volta è stato in grado di scalfire l’anima del popolo, non solo l ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata bruttata, per sempre come mai il Fascismo è riuscito a fare”58. E soprattutto è un potere che” opera al di fuori di ogni legalità”59, padrone assoluto della propria anarchia. Per Pasolini  non vi sarà mai un tipo di sistema in cui l'uomo sarà senza catene . Non vi è speranza, per P. ,”la speranza è una cosa orribile inventata dai partiti per far felici gli elettori.”60 . Forse già la stessa parola sistema prevede un rapporto di subordinazione.
55. Dante, La divina commedia, di Bosco e Reggio, ed. la Monnier, IF canto III, v.v 88
56 Dante, La divina commedia, di Bosco e Reggio, ed. la Monnier, IF canto III, v.v 94-96
57 Dante, La divina commedia, di Bosco e Reggio, ed. la Monnier, IF canto III
58 P. P. Pasolini, in“ Na specie de cadavere lunghissimo”, Gufini
59.” Salò”1975, di Pasolini, discorso del Duca nell’Antinferno
60 Pasolini, “Prossimo Nostro” di G. Bertolucci                            
10b. “Zur genealogie der Moral” F. Nietzsche
Ci ritroviamo davanti a quattro aguzzini, quattro nazi fascisti di un tempo, dotati di un’ acume macabro ed inquietante. Il sapere può essere un’arma a doppio taglio se cade nelle mani sbagliate. Si pensi al detto ”sapere è potere”. Il sapere dei 4 Signori è sicuramente utile per organizzare i 4 mesi di torture. Riprendendo il concetto di Pasolini della trasmutazione ed inversione dei valori, che la società consumistica compie, distruggendo l’uomo di una volta, interessantissimo è un paragone con l’opera di Nietzsche. La genealogia della morale è un’opera del 1787, in cui esplica il rapporto tra la morale dei signori e quella del popolo. Fondamentalmente N. parte dalla morale dei potenti e dei dominati : il valore del “buono” nel senso aristocratico  equivale alla nozione di malvagio fra gli schiavi. Il buono per gli aristocratici è un’ uomo di mente pura, grande dignità, cortesia e onore, ma indifferenza verso le classi subalterne. Originariamente la casta dei potenti era costituita da guerrieri e sacerdoti, quella degli schiavi da tutti gli altri. Chi veramente porta il popolo a un ribaltamento dei valori sono i sacerdoti. I sacerdoti non essendo guerrieri avevano un potere limitato, così si alleano(per interesse) con il popolo infondendo i valori di umiltà, gentilezza, sopportazione degli abusi. I sacerdoti creano il concetto di puro e impuro, stabiliscono la vita attuale come una copia della vera vita, quella ultraterrena, riservata al Buono nella concezione degli schiavi.
                                                                  34

In Nietzsche l’inversione di valori si presenta come una critica della morale cristiana. La morale cristiana riuscì ad affermarsi come rivolta della classe dominata e schiava,  alla casta superiore e aristocratica.
Ma il vero fondamento di questa morale è il risentimento:  il rancore di quelli la cui azione è ostacolata ,e trovano sollievo in una vendetta immaginaria.
“Mentre ogni morale aristocratica nasce da una trionfale affermazione di sé, la morale degli schiavi oppone sin dal principio un no a ciò che non fa parte di sé stessa, a ciò che è differente da sé ed è il suo non-io;  e tale è il suo atto creatore.
 Questo capovolgimento del colpo d’occhio valutativo , questo punto che si inspira necessariamente all’esterno invece di fondarsi su se stesso, appartiene in proprio al risentimento”61 .
Invece la società della tolleranza cosa ha fatto: ha sovvertito alcune cose che prima erano vietate, in ammissibili, per cui diventano obbligatorie, perché chi mai rinuncerebbe ad una libertà?

“Il Principio di ogni grandezza sulla terra, è stato totalmente e lungamente inzuppato di sangue.. senza spargimento di sangue non si dà perdono, senza spargimento di sangue”62





61. “Zur Genealogie der moral”, 1:10,F. Nietzsche               
62. “Salò “ di Pasolini, da Nietzsche Zur Genealogie der moral



                                                                                       
11. I quadri che lo ispirano

AL minuto 1.50 del film di Salò, c’è un’inquadratura molto simile a Giotto ,  ma una differenza sorge: mentre nell’affresco Gesù è al di sopra degli uomini(in generale e dei loro carnefici), nell’inq. di Pasolini, la vittima è circondata dai carnefici, ed uno sta sopra di lui, quindi per quanto sia simile alla crocifissione di Gesù , il carnefice ha una posizione superiore, di potere sul corpo dell’altro, che manipola a suo libero piacimento, essendo lui il potente, è al di sopra di ogni potere, ed opera liberamente nella totale anarchia.
“ Noi fascisti siamo gli unici veri anarchici.. dovresti saperlo!”62.
Similitudine è nella disposizione dei personaggi che formano un triangolo armonico (ma in Pasolini è chiuso dall’alto), e i movimenti poco dinamici ricordano gli affreschi delle chiese medioevali.
Quadro simile: “Crocifissione “ di Giotto. Altro quadro di Giotto è “La conferma della regola.”(1290-1295, Chiesa superiore di S Francesco d’Assisi). Questo quadro è la settima delle 28 scene del ciclo Storie di S Francesco, appartiene alla “leggenda maior”. Narra di quando S. Francesco ricevette la bolla papale che confermava l’ordine francescano.
I credenti si inginocchiano come le vittime, ma non più a un solo signore, bensì a tutti e 4 i poteri della nuova società. Si guardi poi al minuti 1.12.35 come si assomiglia la scena della narratrice che scende nel salone a quella in cui  i dottori siedono ai lati di Gesù. La narratrice è la messia(nel senso di medium) tra le vittime e i signori, è la sacerdotessa del tempio depravato di Salò.
Quest’affresco ricorda l’inquadratura  In cui i 4 Signori parlano alle vittime inginocchiate. La prospettiva di molte inquadrature(anche in Edipo re) ricordano la prospettiva di Masaccio. Per molti critici d’arte Brunelleschi inventò la geometria ottica della prospettiva, mentre Masaccio inventò l’uso della prospettiva per la pittura, rompendo una volta per tutte con le forme tardo gotiche o la staticità medioevale.







62.  P. Pasolini, Salò,1975
                                                                  

Nessun commento:

Posta un commento